Ancora stanchi dal giorno prima carichissimo di emozioni, ma pronti per altre nuvole colorate di bambini sorridenti, ci dirigiamo con il pullmino verso Unguja. Ci accolgono tanti cori di canzoni in swahili, tanti “Jumbo!”, tanti occhi enormi, tante camiciette e veli verde acqua intenso, lo stesso colore del mare di Zanzibar. Ci accolgono tanti bambini fieri di mostrarci come abbiano imparato i numeri. Abbiamo giocato, abbiamo corso, abbiamo cantato a squarciagola “O sole mio” con i bambini. Con il passare dei giorni, asilo dopo asilo, “Asante” dopo “Asante”, mi rendo conto che si sta stravolgendo la mia idea di Africa, di volontariato, di istruzione; si formano nuovi punti di vista, plasmati da emozioni fortissime che si possono provare solo toccando con mano la realtà del posto, estremamente lontana dalle nostre città, dalla nostra cultura e dal nostro modo di pensare. Mi rendo conto che la felicità può essere semplicemente una spiaggia bianca, un pallone sgonfio e tanti bambini che corrono, che si porgono la mano dopo essere caduti sulla sabbia, tanti bambini che vivono il momento alimentando i sogni.
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