GOCCE D’AMORE E IL CAMMINO VERSO LA LIBERTÀ – neifatti.it

Mar 19, 2019

di Arcangela Saverino.

Roma, 19 Marzo 2019 – La parola resilienza può assumere diversi significati. Trasformare il dolore in una grande risorsa, in amore verso i più fragili, usandolo non per resistere ma per rigenerarsi, è il significato che assume nella storia che vi raccontiamo. Franco Vagelli è una persona comune, di quelle che si incontrano quotidianamente per strada: napoletano di adozione, una volta ottenuto il diploma di geometra, ha iniziato a lavorare per una importante compagnia di assicurazioni. Dopo tanti anni spesi per il lavoro, va in pensione convinto che fosse giunto il momento di godersi totalmente i piaceri che la vita offre, ma una serie di circostanze negative, tra cui la perdita della moglie nel settembre 2007, lo hanno spinto a compiere scelte diverse. Ad ottobre dello stesso anno si reca in Africa per verificare di persona che l’adozione a distanza, sostenuta da diverso tempo, funzionasse come si deve. Si accorge, però, che così non è. O, almeno, non basta. Franco capisce che per migliorare la vita di un bambino e della comunità in cui vive, assicurando cure mediche, acqua potabile, cibo e istruzione, è necessario fare di più. E’ necessario lavorare per rendere le popolazioni locali autonome e migliorare l’educazione e la protezione dei bambini.

«Una delle più grandi emergenze del continente africano è lo stato di totale abbandono in cui versano i bambini fino ad otto anni, età in cui si accede a scuola», racconta Franco a neifatti.it. Nasce, pertanto, la Onlus Gocce d’Amore per i bambini dell’Africa che opera nell’isola di Zanzibar promuovendo e finanziando la costruzione, il mantenimento e il sostegno ricreativo di asili. La prima scuola materna, dedicata a sua moglie, è sorta a Jambiani, villaggio di circa 6.000 abitanti, situato sulla costa sudorientale di Unguja, la principale isola dell’arcipelago di Zanzibar, in Tanzania. «Prima di fondare l’associazione – continua Franco – ho riunito un gruppo di amici per accertarmi che potessero seguirmi e sostenermi nel progetto in Africa che necessita della mia presenza a Napoli. Difatti, se mi fossi trasferito definitivamente lì, non avrei potuto curare l’aspetto economico della mission che richiede, tra le tante cose, la raccolta di fondi». Ad oggi, sono nati 11 asili (il dodicesimo è in fase di costruzione) e più di 1.300 bambini ogni anno imparano e giocano in un contesto di aggregazione sereno dove ad insegnare sono donne e uomini del villaggio.

Il progetto di Gocce d’Amore si fonda su due pensieri ispiratori: «Il mio impegno comporta un dispendio non solo di energie, ma anche economico. Da questo punto di vista l’associazione prende spunto dal pensiero di Madre Teresa di Calcutta “Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici. Non importa, fa il bene”». L’altro pensiero che ispira Franco e gli altri volontari è di Nelson Mandela: “La mia più grande ambizione è che ogni bambino in Africa vada a scuola perché l’istruzione è la porta di ingresso alla libertà, alla democrazia, allo sviluppo”. Una grande ambizione: la fine di un assistenzialismo che non vuol dire libertà, ma solo la facoltà di scegliere una forma diversa di schiavitù. «La costruzione di asili è un mezzo per lo sviluppo di quei villaggi a sud dell’isola di Zanzibar che versano in condizioni di povertà. In Tanzania l’età scolare inizia ad otto anni: prima di allora i bambini vengono sfruttati dalle famiglie per portare qualche soldo a casa, tanto che la dispersione scolastica raggiunge il 70%. Inoltre, seguendo gli insegnamenti di Mandela, negli asili costruiti fino ad adesso lavorano circa 70 maestre del luogo perché non abbiamo voluto imporre la presenza di occidentali».

Senza dubbio Mandela ha lasciato una grande eredità nel mondo della solidarietà e della cooperazione internazionale: la sua storia, le sue scelte e la forza delle sue idee nel nome della libertà e dei diritti umani che non smettono di ispirare l’esercito di volontari che, come Franco, sono convinti che l’istruzione sia la chiave per realizzare i sogni, anche se si vive nelle parti più povere ed emarginate del mondo. «In uno dei viaggi che abbiamo organizzato per i volontari – racconta ancora Vagelli -, ho conosciuto due psicologi che hanno voluto intervistare i bambini che negli anni passati avevano frequentato i nostri asili. Abbiamo scoperto di avere donato loro sogni e speranze, la possibilità di credere ad un futuro: molti hanno espresso la volontà di voler proseguire gli studi per diventare medico, professore o addirittura l’aviatore. In quel momento ho preso coscienza dell’importanza del lavoro che l’associazione porta avanti a Zanzibar».

Il prossimo progetto consiste nel portare “il villaggio nell’asilo”, coinvolgendo medici disposti ad effettuare visite specialistiche ai bambini e dotare la popolazione di tutto l’occorrente per affrontare le emergenze. «L’obiettivo è di portare le madre all’interno degli asili e contrastare la loro resistenza a mandare a scuola i figli, organizzando anche corsi di cucito: se riusciranno a capire il lavoro che svolgiamo all’interno della struttura, la collaborazione porterà benefici a tutti. In alcuni villaggi ci è stato impedito di entrare per costruire asili». La più grande soddisfazione, ci spiega, è non vedere più bambini di pochi anni, completamente ignudi, camminare o sostare fuori le case senza sorveglianza e nell’assoluta mancanza di igiene: oggi scrivono, disegnano, hanno imparato a lavare le mani prima e dopo i pasti. Una “non vita” che, piano piano, si sta trasformando in vita. La manutenzione degli asili e la mission di portare il villaggio nell’asilo tengono impegnati i tanti volontari che attraverso il sito dell’associazione www.goccedamore.com si recano a Zanzibar. Ogni viaggio si trasforma in cammino. Un cammino verso la libertà.

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